Sabato 29 gennaio a Livorno, manifestazione operaia: basta salari da fame, carichi insostenibili, licenziamenti e morti sul lavoro
Le lotte e le vertenze in atto sia in ambito portuale che, soprattutto, nel settore della logistica sono purtroppo lo specchio di una situazione generale che interessa migliaia di lavoratori e lavoratrici e che non esclude nemmeno l'ambito degli appalti nei servizi pubblici.
Dopo oltre due anni di pandemia “scopriamo” che la crisi di cui tutti parlano di fatto non esiste per una buona fetta del sistema imprenditoriale. Armatori, multinazionali e molte aziende del settore hanno in realtà incrementato il proprio giro di affari. Anche la produzione industriale è tornata ai livelli pre-Covid e, nonostante ciò, vi sono ancora più di 100 tavoli di crisi aperti al Mise. Vedi l'acciaieria di Piombino con circa 2000 operai in cassa integrazione da 7 anni e una multinazionale che macina utili all'estero, oppure la Piaggio con un esercito di operai a contratto e le precarie storiche ancora fuori dallo stabilimento.
È ormai evidente che il pretesto della pandemia viene utilizzato per assestare un nuovo e pesante attacco alle condizioni di lavoro di tutti. In tutto ciò il sistema degli appalti è uno degli strumenti principali per ottenere il maggior risultato. Appalti che interessano tutti gli ambiti, dall’industria al porto, alla logistica fino ad arrivare ai servizi pubblici. Il caso della MT Logistica e della Palumbo sono solo gli esempi più recenti.
Si tratta di un sistema che principalmente viene utilizzato come strumento per ottenere un abbassamento dei salari, un aumento dei carichi di lavoro ed un modello basato su una precarietà sistematica fondata sulla ricattabilità e sull'incertezza ad ogni scadenza. E chi si oppone a questa logica ed a questi ricatti spesso viene licenziato o escluso per primo in caso di esuberi.
L’applicazione di contratti nazionali pirata o che prevedono minimi tabellari “da fame” senza nessun vincolo sul rispetto degli ambiti di applicazione e l’assenza di una VERA legge sul salario minimo completano il quadro fin qui esposto.
Anche nei settori pubblici, ormai da anni, si è deciso di esternalizzare decine e decine di servizi considerati essenziali, dalle RSA all’igiene ambientale passando per la gestione di strutture pubbliche comunali senza che gli enti pubblici stessi riescano a dare garanzie occupazionali o possano o vogliano evitare l'applicazione di contratti irregolari o da fame.
Contemporaneamente si è deciso di colpire i soggetti adibiti al controllo e al monitoraggio come l'ASL e l'Ispettorato del Lavoro attraverso il taglio delle risorse destinate.
Tutto questo modello di taglio indotto dei salari avviene mentre aumentano a dismisura i prezzi dei beni essenziali. Dopo benzina ed energia presto sarà il turno dei beni di prima necessità e degli alimenti. Sarà sempre più difficile arrivare a fine mese. A rischio anche la possibilità di continuare a pagare affitti e mutui.
I lavoratori portuali e della logistica che in questo momento sono impegnati in dure vertenze hanno deciso di lanciare un appello alla mobilitazione. Una mobilitazione che riguarda tutti e tutte perché non esiste un settore in cui non vi siano problematiche dal punto di vista degli appalti, della precarietà e dei licenziamenti. Serve una risposta decisa, un messaggio chiaro nei confronti di istituzioni e associazioni datoriali. Nessuno deve restare indietro, nessuno deve essere lasciato solo.
Sabato 29 gennaio mobilitazione a Livorno, con appuntamento alle 15 in Piazza Grande.
USB Livorno