Sciopero in Solution Services, appalto Mc Donald’s: lavoratori assunti perché stranieri, ma licenziati quando chiedono diritti

Roma -

I lavoratori della Solution Services, società in sub appalto che rifornisce i magazzini e le celle frigorifere dei Mc Donald’s di Roma e dintorni, sciopereranno a oltranza finché il loro collega Koulibaly Karimou non verrà reintegrato.

La loro storia di lotta inizia alcuni anni fa: già da allora non veniva effettuato periodicamente un piano ferie. A gennaio c’è stato il cambio appalto con la Solution Services e come la tradizione familiare societaria tramanda, perché la società uscente dall’appalto era gestita dal fratello dell’attuale proprietario, i lavoratori continuano a non avere un piano ferie.

I lavoratori della vecchia e quindi nuova società sono al 90% stranieri, che preferiscono aspettare e cumulare giorni di ferie per raggiungere i propri familiari, rinnovare passaporti o permessi di soggiorno nei loro paesi di origine. Tutte faccende che richiedono tempo, ma nonostante questo quando i lavoratori chiedono giorni di ferie non gli vengono concesse. Sono obbligati a richiedere periodi di aspettativa o a limite quando finalmente gli vengono concesse le ferie la società si avvale delle semplici 2 settimane senza tenere conto che per anni non hanno visto i familiari nel paese di origine.

Se la forza lavoro è ricattabile perché non conosce i propri diritti, per i padroni va bene. Ma quando i lavoratori chiedono quello che gli spetta, perché sindacalizzati con USB, le cose cambiano!

Dipendenti part-time assunti da gennaio con il nuovo appalto, dalle 2 alle 6 ore settimanali, hanno turnazioni il cui impegno lavorativo li tiene occupati quasi 18 ore al giorno e senza pause di 11 ore tra un turno e l’altro. Il contratto di lavoro però è formulato senza precisare che sono part-time e per chi è assunto part-time il contratto di lavoro deve avere una indicazione temporale precisa di quando lavora: orario di inizio e fine e i giorni settimanali di quando prende servizio.

I lavoratori impugnano i contratti ai sensi del D.Lgs.81/2015, il job act, che prevede le caratteriste sopra descritte all’art 5 . Lo stesso decreto legislativo prevede all’art 10 che i lavoratori hanno diritto proprio per quelle mancanze a un contratto di lavoro full-time.

Dopo mesi di lotte e scioperi riescono ad ottenere un accordo sindacale che la Solution Services alla fine non rispetta e i lavoratori continuano ad avere orari massacranti.

La società intanto che ha capito lo sbaglio commesso nello stipulare i contratti di lavoro corre ai ripari e comincia a licenziare i lavoratori.

Al lavoratore licenziato, per cui i colleghi scioperano, gli vengono negate le ferie e concesso un periodo di aspettativa. Parte per raggiungere finalmente la famiglia, rinnovare il passaporto che non gli viene consegnato in tempo per il rientro e avvisa la società. Quando torna a lavoro gli vengono comunicati gli orari di servizio ma dopo un mese gli viene recapitata la sanzione disciplinare in cui la Solution Services licenzia il lavoratore.

Intanto ai colleghi scioperanti non viene nemmeno accreditato lo stipendio del mese corrente e contemporaneamente la società invita i dipendenti a tornare a lavoro dichiarando lo sciopero illegittimo. Infine minaccia USB e i lavoratori di danni alla propria immagine e promette ai lavoratori sanzioni disciplinari.

La Mc Donald’s, che è stata informata del motivo dello sciopero, come altre multinazionali appalta servizi essenziali allo svolgimento delle attività aziendali, il rifornimento dei magazzini, facendo forse finta di non conoscere le reali condizioni di sfruttamento a cui questi dipendenti indiretti vengono sottoposti.

USB rimane al fianco dei lavoratori assistendoli e proteggendoli da qualsiasi accusa possa loro essere fatta e supporterà il lavoratore licenziato finché non verrà reintegrato!

 

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