Amazon Colleferro, primi risultati della mobilitazione dei lavoratori somministrati

Colleferro -

Quando gli ex somministrati Adecco nell’hub di Colleferro hanno preso il coraggio a due mani e sono scesi in strada per rivendicare la loro dignità di lavoratori, calpestata dalla multinazionale che sullo sfruttamento di persone, trattate peggio dei pacchi, ricava i suoi immensi profitti, non si sarebbero aspettati che il loro alzare la testa avrebbe prodotto così rapidamente risultati – assolutamente insufficienti - ma tangibili.

Certo, la loro lotta non ha ancora ricevuto il supporto e il sostegno della cosiddetta società civile del territorio e men che meno quelli delle forze sociali, politiche e sindacali, dimostratesi sorde al loro appello. Tant’è che a sostenere e supportare la lotta i lavoratori hanno avuto al loro fianco solo ed esclusivamente l’Unione Sindacale di Base.

Ciononostante, benché Amazon si mostri sorda, Adecco provveda a chiudere la filiale di Colleferro a ogni sentore di ex somministrati Amazon nelle vicinanze e gli amministratori dei comuni del circondario brillino per il loro assordante silenzio, “eppur si muove”!

Dopo i comunicati che Amazon ha sventolato come a scacciare il fastidio di una qualche zanzara, dopo i presidi del 10 maggio, è avvenuto un fatto “inaudito”. Per la prima volta –  certamente in Italia, ma forse al mondo – un gruppo di ex lavoratori somministrati presso l’hub di Colleferro, tra cui alcuni dei presenti in piazza il 10 maggio, sono stati richiamati per un possibile nuovo contratto.

Se son rose fioriranno – ed un eventuale nuovo contratto a termine con l’agenzia di somministrazione non è certo una soluzione accettabile della vicenda – ma il semplice fatto che il gigante mondiale accusi il colpo, è estremamente significativo, non solo per gli ex somministrati di Colleferro, ma per tutti coloro che in Italia e non solo, subiscono simili trattamenti.

Il riscontro arriva anche delle istituzioni. La presidente della Commissione Lavoro della Regione Lazio ha tenuto a far sapere che la vicenda è all’attenzione dell’organo regionale e che sono in programma audizioni con gli amministratori locali e le parti sociali. Conoscendo tempi e competenze della Commissione, non è certo quella la sede istituzionale in cui affrontare efficacemente la questione, ma la mobilitazione dei lavoratori ha comunque imposto la vicenda all’attenzione delle istituzioni.

Ora, però, è necessario che a questi segnali, facciano seguito fatti concreti. È l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino che deve istituire un tavolo di confronto, in cui Amazon venga posta dinanzi alle proprie responsabilità e all’inaccettabilità dei comportamenti con i quali elude il senso e lo spirito delle leggi della Repubblica Italiana. Un tavolo che deve coinvolgere tutte le realtà analoghe presenti sul territorio regionale, a partire quindi dall’hub Amazon di Passo Corese, per poi espandersi a livello nazionale, arrivando a far istituire un tavolo anche presso il Ministero del Lavoro.

È per questo che il prossimo passo della vertenza sarà la richiesta di un incontro all’assessore, organizzando un presidio dinanzi alla Regione Lazio.

 

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